Wislawa Szymborska: “Non c'è vita che almeno per un attimo non sia stata immortale”

La fine e l'inizio

Dopo ogni guerra
c'è chi deve ripulire.
In fondo un po' d'ordine
da solo non si fa.

C'è chi deve spingere le macerie
ai bordi delle strade

per far passare

i carri pieni di cadaveri.

C'è chi deve sprofondare

nella melma e nella cenere,
tra le molle dei divani letto,
le schegge di vetro
e gli stracci insanguinati.

C'è chi deve trascinare una trave
per puntellare il muro,
c'è chi deve mettere i vetri alla finestra
e montare la porta sui cardini.

Non è fotogenico
e ci vogliono anni.
Tutte le telecamere sono già partite
per un'altra guerra.

Bisogna ricostruire i ponti
e anche le stazioni.
Le maniche saranno a brandelli
a forza di rimboccarle.

C'è chi con la scopa in mano
ricorda ancora com'era.
C'è chi ascolta
annuendo con la testa non mozzata.
Ma presto

gli gireranno intorno altri
che ne saranno annoiati.

C'è chi talvolta
dissotterrerà da sotto un cespuglio
argomenti corrosi dalla ruggine
e li trasporterà sul mucchio dei rifiuti.

Chi sapeva
di che si trattava,
deve far posto a quelli
che ne sanno poco.
E meno di poco.
E infine assolutamente nulla.

Sull'erba che ha ricoperto
le cause e gli effetti,
c'è chi deve starsene disteso
con la spiga tra i denti,
perso a fissare le nuvole.

(Wislawa Szymborska)

Insignita del premio Nobel per la letteratura nel 1996 per la poesia “La fine e l'inizio”, è considerata la poetessa polacca più importante degli ultimi anni.

Era nata il 2 luglio 1923 e si era trasferita con la famiglia a Cracovia all'inizio degli anni trenta.

È a Cracovia che Wislawa cresce, studia, lavora, è Cracovia che la vede morire durante il sonno nel suo letto, il 2 febbraio 2012.

Allo scoppio della guerra nel 1939 Wislawa sta studiando al liceo e riesce a diplomarsi nel 1941 nonostante l'occupazione tedesca, frequentando corsi tenuti clandestinamente.

Il suo impiego alle ferrovie la salva dalla deportazione nei campi di concentramento.

Nel 1945 si iscrive all'università, inizia a frequentare la facoltà di letteratura per poi cambiare per quella di sociologia, solo qualche anno dopo, Wislawa è costretta a lasciare gli studi a causa di notevoli problemi economici. (Non riuscirà mai a laurearsi)

Wislawa è molto attiva artisticamente, crea le illustrazioni per un libro di testo inglese e inizia a scrivere storie e poesie.

Frequenta gli ambienti letterari dove incontra Czeslaw Milosz (saggista e poeta vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1980), che lascia un'impronta artistica significativa nell'anima di Wislawa e la introduce di fatto nella vita culturale polacca.

L'attività poetica di Wislawa è notevole, ma fatica a far pubblicare i suoi libri per questioni ideologiche, il suo primo volume non passa la censura perché accusato di non possedere i necessari requisiti socialisti. (Siamo nella Cracovia degli anni quaranta).

La poetessa, in questo periodo che definirà in seguito come “un peccato di gioventù” appoggia l'ideologia socialista, prendendo parte attiva alla politica ed elogiando Stalin e Lenin.

Seguendo questa scia, pubblica due raccolte di poesie, che metterà poi in discussione con “Domande poste a me stessa” (1954) nelle quali riflette sulle sue stesse idee, prendendone le distanze. Anche se la sua uscita ufficiale dal Partito operaio unificato polacco, risale al 1960, ha già preso molto prima contatti con i dissidenti.

Nel 1957 pubblica la sua terza raccolta poetica ed ottiene un enorme successo.

Dal 1953 al 1966 è redattrice del settimanale letterario di Cracovia, con il quale collabora fino al 1981. Prende parte anche alla rivista Kultura di Parigi, curata da immigrati polacchi.

Dal 1981 al 1983 è redattrice del mensile di Cracovia “Pismo”.

È negli anni ottanta che Wislawa si impegna nell'opposizione, scrivendo avvalendosi anche di uno pseudonimo. Si impegna nel sindacato clandestino Solidarnosc.

Dal 1993 inizia a pubblicare recensioni su un importante quotidiano polacco.

La sua ultima opera poetica “Due punti”, pubblicata nel 2005 ha un successo strepitoso, in una sola settimana ne vengono vendute quarantamila copie.

Wislawa Symborska è una poetessa le cui opere sono state tradotte in molte lingue.

Era incredula il giorno nel quale le comunicarono di essere la vincitrice del premio Nobel, si chiedeva come potesse Lei aver avuto così tanto successo.

Suo è il pensiero che

“Non c'è vita che almeno per un attimo non sia stata immortale”

Il suo è un attimo che non avrà mai fine....

 

Pubblicato da Direttrice Responsabile

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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