Siria e Turchia due popoli, due misure

 

Il devastante terremoto che ha colpito Turchia e Siria è già di per sé una tragedia immane, per il crescente numero di vite perdute sotto le macerie e per la quantità di strutture distrutte, si trascinerà dietro innumerevoli altre vittime fra la popolazione siriana in modo particolare, che già soffre per una guerra civile che dura ormai da dodici anni nella quasi totale indifferenza del mondo occidentale. La macchina dei soccorsi è partita puntuale verso la Turchia dove si lavora instancabilmente da giorni nel disperato tentativo di salvare quante più vite umane possibile, non solo, servono anche cibo, acqua potabile, medicinali, coperte e vestiti, si parla di almeno sessantacinque Paesi che inviano aiuti che arrivano facilmente, ma non in Siria. La parte infatti del Paese coinvolta nel sisma è il nord-ovest che in questi anni ha accolto migliaia di profughi in fuga dalla guerra, zona che si trova nelle mani dei cosiddetti ribelli, ragione per la quale lo stesso presidente Bashar al Assad, può voler ostacolare l'arrivo degli aiuti. Se non è facile raggiungere questa parte della Siria passando per il governo centrale, difficile è anche arrivare passando dal sud della Turchia, devastato com'è dal terremoto; non solo, le squadre di soccorso sono anche restie ad entrare in quella zona a causa della presenza del Hayat Tahrir al Sham, gruppo jidaista ritenuto terroristico dalle Nazioni Unite. Inoltre il governo siriano è sottoposto a sanzioni dai Paesi occidentali, che non le vogliono allentare ritenendo Assad inaffidabile per diversi motivi che non stiamo qui a specificare. In sostanza a farne le spese è ancora una volta la popolazione civile siriana, e nemmeno di fronte a una tragedia come questa il ristretto popolo dei potenti riesce a mettere da parte i propri intenti, i propri desideri di supremazia. Qualche tempo fa i profughi siriani sono stati fermati al confine tra Polonia e Bielorussia, la stessa Polonia che ha aperto un corridoio umanitario per la popolazione ucraina, ha chiuso il confine agli stessi, lasciandoli morire di freddo, un bambino di un solo anno è morto fra le braccia disperate della madre, trattato come un nemico, trattato come qualcosa di cui semplicemente si può fare a meno, gente che è stata letteralmente abbandonata in una foresta. Succedeva nel 2021, a distanza di meno di due anni accadrà ancora, accade oggi dove nemmeno un potente terremoto come questo riesce a far sì che gli esseri umani si comportino come tali, agiscano come tali, pensino come tali. Ancora oggi i profughi che compiono un lunghissimo viaggio a piedi dalla Turchia a Trieste una volta giunti in Italia vengono informalmente (e qui dovrebbero spiegare come sia possibile che istituzioni pubbliche possano prendere decisioni informali)  ricacciati indietro ben sapendo a quali violenze verranno sottoposti, e questo accadeva già con il governo Conte a dimostrazione che non è possibile dare responsabilità all'uno o all'altro partito, fanno tutti sempre lo stesso gioco. Nonostante la grandissima solidarietà dei comuni cittadini rimarranno famiglie totalmente escluse, al freddo e alla fame, dimenticate a causa di un'informazione manipolatrice che obbedisce agli ordini dei pochi che governano il mondo. Il resto altro non è che pura ipocrisia che trova in questi giorni il suo culmine al festival di San Remo, dove si parla e straparla di valori, di diritti umani, della nostra meravigliosa costituzione che ripudia la guerra ma delle guerra approfitta, arricchendosi, Italia in prima fila, con la produzione e lo smercio di armi, perché le guerre devono essere alimentate, sostenute, sfruttate e fatte dimenticare alle popolazioni, sempre pronte a prestare soccorso in casi come questi, a donare soldi, cibo, vestiti, case. I valori, la solidarietà, la comunanza di intenti, il senso di umanità altro non sono rimasti che puro e semplice spettacolo, varietà della peggior specie. Il nostro tempo è segnato da una serie di tragedie che continuano a offuscare realtà che la gente non vuole vedere tutta intenta com'è a godersi la propria vita che è una e pure breve, nuova religione del nuovo millennio, ma non sono sufficienti gli aiuti a ripulire le coscienze. Dovremmo andare a fondo delle questioni, e forse ci accorgeremo che la Ue innanzi a tutti è la più grande farsa del secolo, ci renderemmo conto che abbiamo una grande fortuna a non essere una di queste popolazioni dimenticate e reiette, ma ci dovremmo anche rendere conto che un giorno, forse, potremmo essere noi al loro posto.

 

Articolo a cura di Stefania de Girolamo

 

 

 

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