La marruca continua a tintinnare allegramente al vento

Nome scientifico: Paliurus spina-christi

Famiglia: Rhamnaceae

Genere: Paliurus Mill.

Nome comune: Marruca

 

La Marruca in Abruzzo, per la precisione a Raiano, nella Vallata Peligna, è chiamata tattazigne - che sta ad indicare i piatti bronzei delle bande e delle orchestre musicali – questa definizione é dovuta alla particolare forma dei suoi frutti. E proprio la forma delle sue drupe pare sia stata ispirazione sia come decorazione per gli ornamenti femminili dell‘epoca che per i pettorali difensivi dei guerrieri italici. Al vento questi frutti secchi sono una delicata musica di accompagnamento durante le camminate in Natura.

È un arbusto perenne comune sia in Abruzzo che nell’area mediterranea. Il suo nome scientifico Paliurus spina-christi ci indica innanzitutto la caratteristica dei suoi rami ricchi di spine acutissime. E‘ una pianta officinale, infatti, i suoi frutti in infuso hanno forti proprietà diuretiche (Paliurus: „ pálin “= di nuovo e „ oúron “= orina. Far orinare di nuovo), mentre le foglie vengono usate in erboristeria per preparare dei rimedi contro la pelle grassa. I suoi frutti giovani sono commestibili; possono essere usati crudi in insalate (hanno un sapore simile alla mela) mentre tostati e macinati venivano usati come surrogato del caffè in tempi di carestia.

La pianta ha inoltre un antico uso agro-pastorale: difatti il suo nome comune, marruca appunto, deriva dall’antica città di touta marouca, dove questa pianta veniva usata per costruire delle recinzioni inaccessibili per difendere i pascoli (grazie alle sue spine acuminate). Questa città era situata in Abruzzo in un‘area localizzata in una striscia di territorio, che dalla Vallata Peligna arrivava alla costa Adriatica, abitata da un popolo italico di lingua osco-umbra del I millennio a.C., detti appunto i Marrucini.

L’uso di questa pianta è molto antico infatti pare che già nel V. secolo a.C. fosse conosciuta sia dai greci che dai romani, che definivano marrucini i popoli che la coltivavano. I recinti di questi arbusti furono sostituiti solo con l’avvento delle reti metalliche in tempi recenti.

Fiorisce da maggio a luglio e le sue delicate infiorescenze sono particolarmente mellifere, il suo intenso profumo ci ricorda proprio il miele.

Con l’arrivo della religione cristiana la marruca viene definita la pianta utilizzata per la corona di spine della passione di Gesù (“spina-christi”), come tante altre piante del resto.

Fonti: Acta plantarum; „Flora popolare d'Abruzzo “Aurelio Manzi, 2001 Ed. Carabba; Orto Botanico Giardino della Minerva (SA), Le piante; Vocabolario del dialetto raianese, Damiano Venanzio Fucinese, ed. Amaltea 2008.

 

Foto e testo a cura di Daniela Di Bartolo

 

Fonti: Acta plantarum; „Flora popolare d'Abruzzo “Aurelio Manzi, 2001 Ed. Carabba; Orto Botanico Giardino della Minerva (SA), Le piante; Vocabolario del dialetto raianese, Damiano Venanzio Fucinese, ed. Amaltea 2008.

Testo giá pubblicato nell’articolo di Ernestina Cinosi di Preistoria in Italia https://www.preistoriainitalia.it/ricerca/touta-marouca/

 

 

 

 

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